Monday, December 05, 2005

Cittadino della coscienza (prima parte di un racconto)
Mi sono ritrovato mille volte a pensare a come queste rotaie e questo asfalto abbiano influito sul mio carattere. Ma sapete che cosa era il punto principale del mio sospetto? Perchè, il punto vero, il cardine reale di esso risiedeva nel fatto che continuamente, anche nel momento della sofferenza più acuta, ero interiormente cosciente ,con sicurezza, che non ero soltanto uno sconosciuto per ciò che mi circondava ma neppure una promessa d'uomo. Tutti i miei problemi,probabilmente non mi avrebbero mai portato ad affermare i miei progetti , le mie idee. Eccomi allora lì , su quel trenino un pò sporco , stavo spaventando semplicemente i fantasmi di uomo, coloro che avevano rinunciato a tutto e si lasciavano vivere a caso e stavo divaricandomi da questi. Fisso ora questi ricordi mentre mi dò una tazza di tè con lo zucchero ,ma forse dovrei essere calmato da un livello superiore di coscienza che non ho al momento. Potrei persino essere toccato da una grazia perticolare, per macinare in seguito i miei pensieri negativi e trovarmi sveglio alla notte con la coscienza di mesi fruttuosi. Qual era il mio senso dei giorni allora, me lo chiedo. Stavo trovando qualcosa di me nel pavimento di quel trenino. Stavo trovando il rispetto . Stavo divertendomi semplicemente con gli istanti e con l'ufficiale realtà che mi scorreva dai finestrini opachi , gettare un ponte colla altrui coscienza o meglio con una coscienza generale che mediasse gli estremi degli individui presenti in quel vagone. Potrei non diventare mai padrone di me stesso pensavo. Ero cosciente ogni momento in me di molti, e molti elementi avversi a quella realizzazione personale. Sciamavano in me, questi elementi opposti. Ho osservato anche in seguito questo sciamare , che ancora mi accompagna ora ma ad altri livelli. Non lascerei, non li lascerei, espressamente non lascerei fuori di me la possibilità di confrontarmi costantemente con tutta questa schiera di trappole in fieri. Ma allora mi tormentavano, non ero armato sufficentemente per dominare il loro impeto. Guidavano così a convulsioni e talvolta mi paralizzavano. Ora, non immaginate che stia esprimendo il rimorso per qualcosa. Sono sicuro che state immaginando quello... Tuttavia, vi assicuro che non mi preoccupo se siete....convinti di osservare una cronaca di sconfitta imminente. Era soltanto che non potevo immaginare di diventare realmente autore di me stesso, ma ero assalito dal terrore di vedermi dopo anni nella posizione di colui che non ha saputo transformarsi in qualche cosa; nè brillante nè autorevole magari, nè farabutto nè onesto, nè un eroe nè un vigliacco. Un abitante magari della terra di nessuno, del limbo sospeso di coloro che mai erano arrivati, qualsiasi fosse la meta del loro cammino. Ora, sto vivendo verso l'esterno la mia vita, nel mio angolo di paradiso, mi rendo allora conto come sia inutile credere che un uomo intelligente non possa diventare seriamente qualsiasi cosa ed è soltanto lo sciocco che diventa qualche specifica cosa. Sì, un uomo deve essere preminentemente una creatura senza carattere oggi; un uomo dal carattere, un uomo attivo è preminentemente una creatura limitata, dalla società stessa che lo circonda e che in fin dei conti lo vede come un pericolo. Mentre il primo riuscirà a divenire una cosa, il secondo rimarra senza limiti nella realizzazione delle sue idee, se non quelle che vengono concesse dal suo intorno di personaggi dotati di qualche potere di controllo,essi che tenderanno a creare un argine alla sua sete di conquista intellettuale. Una persona che si agita troppo è pericolosa no? Questa è la mia convinzione dei quaranta anni. Ora ho quaranta anni e sapete che quaranta anni è un corso della vita intero; sapete che è una età estrema . Ecco allora che si approssima una porta che mi porterà a un nuovo ciclo.....

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